martedì 13 marzo 2012

Tre anni fa scrivevo:



Prove generali da mamma imbranata

Pubblicato il 16 febbraio 2009 

Sono una zia. Una zia felicemente imperfetta. Lei mi adora, lei mi corre incontro e urla il mio nomignolo TATIIIII. Tatì ovvero per esteso "tatie" non è altro che la traduzione francese di "zia". Appena nata, mi è venuto spontaneo presentarmi a lei con questo nome, convinta che il suono fosse più dolce e la connotazione del sostantivo più giovanile! Dalla sua nascita, una notte nebbiosa di Novembre del 2006, la mia vita, quella di mio marito e chiaramente quella dei genitori di questo folletto dagli occhi vispi è stata totalmente sconvolta. Se prima quattro festaioli si dilettavano in cene a base di vino e mcdonalds, uscivano frequentando i peggiori centri sociali di Bologna, si alzavano a mezzogiorno i sabati e le domeniche organizzando all'ultimo momento una qualsiasi gita potesse portarci fuori casa, da quel momento, tutta la nostra vita ha iniziato a ruotare intorno a lei.

Chiaramente, il cambiamento più radicale e sconvolgente l'hanno subito i genitori. Infatti, non vi nascondo che dopo esser stati due settimane in vacanza con loro e la peste, una volta tornati nella nostra casetta etnica e "souleggiante", io e mio marito ci siano polleggiati sul divano e abbiamo tirato un sospiro a pieni polmoni quasi fossimo sollevati dal non essere ancora genitori.

Eppure la cosa ci manca. Ci manca ma ci spaventa allo stesso tempo.

E' per questo motivo che ora che la nostra cucciola di ballerina (eh si, balla, balla tanto e balla bene!!) ha la completa padronanza della lingua italiana fatta eccezione per alcune vocali e sillabe incomprensibili, ora che questa nipotina è indipendente da mamma e papà (così vuol fare sembrare), i due giovanissimi genitori che in due non arrivano nemmeno a 50 anni di età, si sentono pronti ad affidarla a noialtri, consapevoli di renderci felici nel poter far loro il regalo di un pò di intimità e nel poter assaggiare la pietanza del genitore.

Il primo pasto fu consumato una domenica pomeriggio in cui ce la portarono prima dell'ora di pranzo e nostro compito fu quello di farle la pappa, farla mangiare insieme a noi (non prima di essermi preparata psicologicamente a farfalline di pasta spiaccicate in terra e a ditate unte sui cuscini della sedia). Compito più arduo fu quello di farla addormentare per la consueta siesta pomeridiana. Eppure non so con quale strano trucco di magia io e la mia dolce metà portammo a compimento il nostro dovere. Fu una domenica bellissima in cui tornammo bambini e toccammo per la prima volta dopo anni e anni dalla nostra infanzia quella cosa molliccia chiamata pongo dilettandoci in una gara spietata a chi creava l'opera d'arte più apprezzata dal giudice meno imparziale del mondo (vincevo sempre io e sono una vera schiappa).

Passato l'esame della domenica pomeriggio, eccoci arrivati al secondo livello: dal sabato sera fino alla domenica successiva.

Alle 20.30 di ieri sera ci portano il fagotto, ci danno indicazioni sulle creme e cremine per il sederino, sulla pappa da darle, sul latte da scaldarle, il numero di biscotti e via dicendo.

Eccoci, loro sono sulla porta e stanno per uscire e lei guarda noi, guarda loro e scatta il primo pianto.

Inizia tipo una vecchia ford ingolfata...ma-mma...ma-mma....ma-mmaaaaaaaaaaaa e via col concerto e le lacrime e il singhiozzo.

Io sono rimasta pietrificata e non sapendo che pesci pigliare ho iniziato a cantare e a far finta di cadere in modo da unire la componente comica al mio tentativo di deliziarla con una mia canzone stile Titanic..(insomma, uno scempio)... la cosa ha funzionato per qualche minuto ma il pianto libero è ricominciato più acuto che mai.

Per fortuna, il mio caro maritino sembra avere un forte ascendente su di lei e dopo una mezz'oretta siamo riusciti a farla cenare, promettendole mio malgrado di farla mangiare da sola. Ma cosa non sarei pronta ad accettare pur di non vederla piangere chiamando la sua mamma e facendomi sentire un'inutilità umana. Che sarà mai un pò di carne seminata in giro per il soggiorno e una tovaglia diventata un capolavoro di corrente cubista o surrealista....!

Dopo la cena del trio medusa, eccoci nuovamente a giuocare serenamente. Eppure nell'aria c'è qualcosa che non va....

Si vede che hai capito tutto e che sei abbastanza contrariata. Pensi che mamma e papà ti abbiano ingiustamente lasciata qui con noi due che sebbene siamo come dei genitori per te, NON siamo i tuoi genitori. Pensi che dovrai addormentarti senza la mamma, ti guardi attorno e non riconosci la tua casa. Inizi di nuovo a piangere. Io e lo zio ti abbracciamo, ti coccoliamo e riusciamo a tranquillizzarti ma non giochi, sei offesa ed inizi a buttare tutto per terra, iniziano le tue risposte da bambina ribelle e a tutte le nostre proposte tu rispondi con un N-NO! e a quel punto penso che la cosa più giusta, vista l'ora tarda, sia quella di metterti il pigiama e andare su con te a dormire. Per cambiarti ho dovuto mettere a dura prova la mia pazienza mentre ti muovevi e pretendevi che non ti toccassi, ho ricominciato a cantarti delle canzoncine stupide per accompagnare i miei movimenti mentre ti cambiavo il pannolino e ti infilavo il piagiama. Tu lo senti che sono imbranata vero? e lo fai apposta ad aprire i tubetti di crema e a metterteli in bocca cosicché io mi prenda uno spavento ed inizi a panicare. Sai anche che di solito la mamma ti lava i dentini ma che io, trovandomi in una situazione delicata, ti permetto di lavarteli da sola pensando tra me e me che tanto il giorno dopo te li avrebbe ri-lavati qualcuno di più competente. E come hai riso quando mi sono resa conto di averti messo la cremina per il culetto sul viso e viceversa!

E' stata dura portarti su in camera e doverti mentire dicendoti che lo zio avrebbe chiamato la mamma che fra pochi minuti sarebbe venuta ad addormentarti. E mentre il tuo pianto diventava sempre più debole, mentre la stanchezza vinceva sulla tua paura, ti addormentavi fra le mie braccia, nel lettone della zia.

Stamattina si è svegliata alle 7.00. Io non ho chiuso occhio perché ad ogni suo movimento, il mio cuore palpitava, facendomi svegliare di soprassalto e superata la tachicardia, mi assicuravo che la mia nipotina non fosse caduta dal letto o non si fosse scoperta o coperta eccessivamente.

Tutta la notte mi sono presa cura di lei, coprendola quando le braccine e il corpicino erano troppo esposte alla bassa temperatura notturna della stanza, dandole dei teneri baci sulla fronte quando si girava verso di me per cercare un contatto umano e io pregavo affinché non pronunciasse la parola mamma e non si rendesse conto in piena notte che il viso che stava toccando era quello di Tatì e non di sua madre.

Al suo risveglio le ho ripetuto che la mamma sarebbe arrivata a momenti a prenderla ma ormai la paura era passata e l'esame superato. Le ho scaldato il latte, ho giocato con lei e ho chiamato mio fratello per avvertirlo che la bambina era già sveglia ed io avevo esaurito giochi, filastrocche e espedienti vari per tenerla buona ma stava già dando segno di insofferenza e "dispettosività"...

Il papà è venuta a prendersela, l'ha lavata, cambiata e portata via, non prima di averci concesso il nostro ultimo abbraccio stretto stretto e non prima della mia domanda "vuoi venire anche stasera a dormire da Tatì?" e lei "tì".

Quel sì voleva dire chiaramente no, ma già a due anni ha capito che non vale la pena infierire su chi è già di per se consapevole di essere per natura una mamma imbranata. Intanto con questa esperienza ho imparato che per togliere i mocci dal naso con la pompetta, devo prima spruzzarle nelle narici la soluzione fisiologica e preferibilmente dopo averle fatto inclinare la testa all'indietro.....

"tatì, debi mettee gocce nel nato no in bocca!"



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Queste sono mia nipote Vera (5 anni) e mia figlia Delia (7 mesi). Oggi.



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