domenica 4 novembre 2012

volare e non mangiare animali

Non rientra nella mia personalità l'essere costante. Non riesco ad abituarmi ad una sola attività e ho bisogno di continui cambiamenti. E' questo il motivo che vede questo blog subire pause e silenzi forse troppo lunghi per potersi chiamare "diario di bordo".

Però poi riappaio. Con tante novità, a volte sconvolgenti per chi pensava di conoscermi.

Inizio col ricordare che Delia ad oggi ha 15 mesi e 4 giorni (per me ha un anno e mezzo, così come a 34 anni e 8 mesi rispondo che ho 35 anni). In questi suoi 15 mesi di vita ha preso ben 12 volte l'aereo.

il suo primo viaggio a 3 mesi: volo di 4 ore. Facile e indolore. Andavamo a trovare la nonna a Fuerteventura. Lei prendeva ancora il mio latte quindi star sedute nelle mini-poltroncine della ryanair con lei in braccio rimane un dolcissimo ricordo.

Il secondo viaggio: Napoli, 50 minuti, lei aveva 6 mesi. Ancora buona come il pane, un viaggio da manuale.

Il terzo viaggio: Calabria: 1 ora, lei aveva 7 mesi. Iniziava a dare segni di impazienza e noia. Per fortuna con ni c'era il nonno paterno che ha pensato bene di farle masticare tutto il foglio con le istruzioni di sicurezza per distrarla.

Il quarto viaggio: Fuerteventura. Tre intensissime settimane dalla nonna ci avrebbero aspettate. Lei aveva 9 mesi. 4 ore di viaggio, di cui 3 di sudate per farla stare buona. Meno male che il volo non era pieno e sono riuscita a convincere il nostro vicino di poltrona a spostarsi per lasciare il posto a Delia che non avrebbe mai retto 4 ore seduta sulle mie ginocchia. E meno male che al ritorno c'era la nonna, che mi ha permesso un riposino gli ultimi dieci minuti prima di atterrare.

Il quinto viaggio: Fuerteventura again. D'altra parte quando hai la fortuna di avere una casa su un'isola paradisiaca a soli 3000 km da Bologna, che fai? non ne approfitti per farti le vacanze estive ed evitare di farti rapinare da un'agenzia per partire in un qualsiasi altro posto incalpestabile in alta stagione?
Questa volte c'era il papà. Che è servito a poco ovviamente, ma avevamo qualche dubbio sull'incapacità di gestire una bimba di 12 mesi per più di 10 minuti di fila? Per fortuna Delia è una simpaticona ed è estremamente estroversa (al contrario della sottoscritta). Ha fatto amicizia con i poveri passeggeri dietro e davanti a noi. Il suo approccio è di quelli un pò invadenti tipo ti tiro i capelli e la maglietta, ti do i calci dietro lo schienale, ti rubo il poggiatesta, ti infilo la manina nello spazio fra una poltrona e l'altra e con i miei occhioni ti offro le mie ditine che tu, adulto, non puoi rifiutare. Anche se vorresti dormire e odi i bambini.

Il sesto viaggio: Napoli, 6 mesi dopo la prima volta. E' che ogni tanto bisogna far visita al fidanzatino virtuale. 14 mesi di vita e ormai ha già imparato ad allacciarsi e slacciarsi la cintura. A questo giro sono stati 40 minuti davvero impegnativi. sarà che prendila sù, rimettilà giù, prendila in braccio fino all'aereo, gestisci borsa, borsone, 10 chili di bimba che freme per scendere anche se non cammina ancora. la sua borsa a questo giro era piena zeppa di diversivi. Gallette di riso, libri, giochi, bottigliette di plastica. Ma la rivista della compagnia aerea e il foglietto con le illustrazioni di sicurezza bèh, quelli rimangono n assoluto i suoi interessi principali.

Delia è una bambina sveglia, molto sveglia per la sua età. Impara alla svelta ma mette in pratica gli insegnamenti solo quando vuole lei. Per esempio ha iniziato a dire mamma a 10 mesi per poi smettere di ripetere tutte le parole che le chiedo di ripetere e di rispondermi invece con un CACCA. All'inizio CACCA stava per nonna. Poi ha capito che l'associazione faceva ridere ed ha iniziato a dire CACCA in risposta a qualsiasi termine. Delia, fai sentire come dici MAMMA. "cacca". 

Abbiamo quindi rinunciato a far parlare nostra figlia, che sembra convinta di spiegarsi benissimo nella sua lingua arabo-cinese. D'altra parte la volevamo poliglotta no?
Per il resto, proprio ieri ha mosso i suoi passi. Ovviamente preferisce gattonare quanto un pendolare preferisce l'eurostar al regionale delle FS! Ha una velocità impressionante e non ci si può distrarre due secondi che te la ritrovi a combinare qualche danno, ma tutto questo penso sia di normale amministrazione.

Ok, ora che vi ho aggiornato sui suoi progressi e sulla capacità di adattamento di una bambina ai vari spostamenti della qui presente nomade per eccellenza, vi parlerò della decisione più importante della nostra vita.

Il vegetarianismo.

Erano anni che sentivo di voler affrontare questa mia contraddizione etica che vedeva da una parte l'amore incondizionato per gli animali e il mio cibarmi della loro carne. Come per magia, ecco apparire sulla mia home su FB, un video che mi ha cambiato la vita. Si chiama Earthlings. Un documentario lunghissimo e alla fine del quale, non puoi non subire uno shock che ti cambierà per sempre. E così è iniziato il mio percorso che va avanti da ormai 6 mesi. Studiando vari libri e siti ufficiali sull'alimentazione vegetariana e vegana e capendone i benefici, ho deciso di informarmi sulla possibilità di far crescere mia figlia in modo sano ed equilibrato senza l'uso della carne. Ho incontrato pediatri esperti in nutrizione e quindi vegani (in pediatria purtroppo non vi sono esami di nutrizione quindi i pediatri di base non sono preparati in materia...e si vede!) ed ho iniziato a prepararle piatti unici a base di verdure, cereali e legumi appoggiandomi a libri scritti da esperti del settore (pediatri conosciuti a livello internazionale). Sono stati mesi intensi e in cui la mia ricerca mi ha assorbita completamente per assicurarmi che questa fosse una scelta sicura per la mia bambina. Certo, una fettina di carne faciliterebbe il mio ruolo di mamma casalinga che alle 11,30 è già ai fornelli per preparare pietanze lunghe da preparare lasciandomi sempre poco tempo per occuparmi delle mie cose, ma ne vale la pena e sono sicura che mia figlia ne trarrà il massimo dei benefici. Per chi volesse anche solo "documentarsi" sul perché un'alimentazione vegetariana se non vegana sia l'alimentazione ideale per noi esseri umani e soprattutto per i bambini sin dallo svezzamento, consiglio i seguenti libri:

"Figli Vegetariani" di Luciano Proietti
"La cucina Etica per mamma e bambino" di Barbero Emanuela e Sagone Antonella
"Svezzamento secondo natura" di Michela Trevisan

i siti ufficiali da consultare sono:

http://www.scienzavegetariana.it/
http://www.vegpyramid.info/

Mia figlia non mangia carne da due mesi e posso garantire che la sua salute è al TOP. mangia molta frutta e molte verdure e le mangia TUTTE senza problemi, dalla zucca al radicchio rosso. In tre mesi (dal dodicesimo mese ad oggi) ha preso 500 gr, nella perfetta norma. Vorrei avere il tempo per dedicare una rubrica all'interno di questo blog per riportare ricette facili e gustose per i più piccoli, se troverò questo dannato tempo, vi farò un fischio!


Non è un passo semplice da affrontare, se solo vi dicessi quello che mi tocca sentire da parte degli estranei e da alcuni famigliari vi chiedereste come faccio ad avere ancora dei rapporti con loro. Forse voglio solo dimostrar loro col tempo che essere bambini vegetariani si può e si dovrebbe, sia per loro la salute, sia per altri motivi etico-ecologici. Però a volte è difficile mandar giù stupide accuse fondate su luoghi comuni e che non prendono in considerazione la capacità della sottoscritta di informarsi a dovere. A niente serve dir loro che ho fatto centinaia di chilometri per consultare pediatri esperti in nutrizione (sì, perché che si sappia: i pediatri, come i medici di base, non hanno nel proprio corso di laurea nessun esame riguardante l'alimentazione umana, in poche parole ne sanno quanto noi), a niente serve garantire a queste persone che mi sono studiata interi libri e testi universitari e specialistici per capirne di più (potrei sostenere un esame di biologia umana senza problemi). Sono e sarò sempre una mamma incosciente.

Qui vivra verra, dice il detto.
Intanto beccatevi questa piccola peste dai capelli anni 60.


giovedì 4 ottobre 2012

OTTO. (scritto ad Aprile 2012)

8. Il numero dell'infinito. Così com'è infinito il sentimento di amore disperato verso questa mini-donna che mi ritrovo sul seggiolone di fronte a me mentre scrivo del suo ottavo compimese.

Sono stati otto mesi incredibilmente rapidi, che non mi sembra vero di aver partorito e vissuto il calvario del primo mese, non mi sembra vero averla allattato, averle cambiato il primo pannolino, averle fatto il bagnetto da sola per la prima volta, averla vista addormentarsi sul mio petto per poi risvegliarsi famelica, averla portata a farsi il primo vaccino, averle visto il primo sorriso sdentato, e averle sentito con l'indice destro il primo dentino che cercava di uscire completamente. Mi sembra ieri che sul test digitale faceva capolino la scritta INCINTA. Mi sembra ieri che abbiamo deciso di farla dormire in camera sua, che abbiamo affrontato il primo viaggio aereo di 4 ore e lei non aveva ancora 3 mesi. Mi sembra ieri che decidevo di uscire dalla mia depressione post-parto. Presi la navicella, la caricai in macchina e iniziai ad abituarla ai centri commerciali, alle luci, alla gente. Ad uscire.


Mi sembra ieri che io e lei avevamo iniziato a conoscerci.





Ora ci sono così tante immagini nella mia testa che è difficile sprigionarle sottoforma di parole. Per fortuna esistono le foto. Che mentre le guardo mi dico: otto mesi.


Un anno e 9 mesi fà. (scritto il 31 Luglio 2012)

Ero felice. Avevo una persona accanto a me che mi completava, che mi sopportava e che solo io potevo sopportare. L amore, gli amici, la musica, un lavoro, una sicurezza.
Ero felice e ora lo sono di più.
Perché vederti appena ti svegli, mentre giochi, mentre sei tremenda, mentre ti metto a fare il pisolino ma tu ti metti in piedi e ridi. E quando ti faccio il bagnetto e mi schizzi dappertutto. Quando ti mangi la paperella e non la vuoi più mollare. Quando aspetti la pappa seduta sul seggiolone mentre guardi giudice Amy, ma allo stesso tempo segui Bigghy con quei tuoi occhi furbi e gli fai mille versi per richiamare la sua attenzione. Mentre quando giochiamo sul divano mi salti sulle ginocchia per farmi capire che vuoi fare cavalluccio e lì quanto ridi a squarciagola.
Mentre ti si illuminano gli occhi perché è tornato papà. Quando usciamo che fuori fa ancora fresco e ci facciamo una lunga passeggiata per andarci a prendere una pasta alla crema. E tu mangi un po' della crema e ti lecchi tutte le labbra e allo stesso tempo fai anche la linguaccia (no!!! Non si fa!). Quando ho mille commissioni da fare e tu sei lì, vicino a me in macchina e vicino a me se ci sono file agli sportelli dell'INPS. Vivere ogni momento della tua vita è un sogno ad occhi aperti. È un amore che fa paura. Perché tu cresci e fra qualche anno mi manderai a quel paese per i miei divieti.

Un anno e nove mesi fà io vedevo quelle due linee dopo tre anni di test negativi. Un anno e 9 mesi fa ero iscritta ad un forum di mamme, frequentato da donne pronte a supportarti, a coccolarti nei periodi di merda e a gioire con te per le belle notizie. Un anno e 9 mesi fà scrivevo sul forum:

Amiche mie... Non so quanto tempo ho aspettato questo momento... Anzi si lo so..3 anni e 8 mesi. Ho fatto il test mezz'ora fa ed e' apparsa la scritta INCINTA. Ho pianto di gioia con mio mrito anche se non ci credo e ho paura e soprattutto adesso... Chi dorme? Non voglio pensare al dopo ai se ai ma,voglio godermi il primo test positivo della mia vita...

poco dopo, lo stesso giorno, scrivevo:

Stanotte, come nelle ultime 3 notti, mi sono svegliata alle tre e mezza dopo aver sognato una sfilza di test, tutti superpositivi, con valori maggiori di 1000!!. L’ansia non riusciva a fami riaddormentare e i doloretti sono ricominciati. Il mio gatto si è stiracchiato e mi è venuto vicino, mi ha fatto due minuti di fusa ed ha inizato a saltarmi sulla coperta. A quel punto ho detto “facciamo questo test, tanto o ora o fra tre ore non cambia niente”. Anzi dentro di me pensavo che se il  risultato fosse stato negativo avrei avuto tre ore per smaltire il colpo facendomi un bel pianto nel letto.

Vado in bagno col gatto che mi segue. Apro il test, mi abbasso il pigiama e controllo subito se non mi sono arrivate le malefiche. Niente. Il dolore c’è ma loro no. Faccio quei 5 secondi di pipì che bastano per il test. Chiudo il tappo e aspetto. Vedo una clessidra che elabora, elabora elabora, elabora…io chiudo gli occhi e li riapro ad intermittenza. E intanto prego dentro di me “dai dai dai”….poi arriva la scritta INCINTA.

Non ricordo niente di quel preciso istante, esattamente come non ricordo niente della tesi di laurea o del fatidico sì. Stesso black-out! Ricordo però l’istante in cui sono corsa in camera, ho acceso l’abat-jour dalla parte di mio marito e gli ho detto “amore, scusami se ti sveglio a quest’ora di notte, ma devo farti vedere una cosa” e gli ho messo davanti agli occhi il test. Lui ancora mezzo assonnato mi ha detto con un sorriso che ancora mi commuove “siamo incinti?” e io mi sono fiondata addosso a lui l’ho baciato, stretto e ho pianto di gioia. Ho provato a rimanere nel letto con lui che piano piano in mezzo a quel sorriso si faceva rapire da morfeo ma l’adrenalina in corpo era troppa. Sono scesa in salotto col gatto dietro che mi seguiva. 
Ora eccomi qui. Non me ne rendo ancora conto perché alle 8.30 ero già in ufficio a “cercare” di lavorare. La mia collega è in ferie, ho tanto lavoro e avrò combinato diecimila casini con la testa fra le nuvole!

Quello che è successo dopo è una lunga fiaba, di quelle a lieto fine. 9 mesi di gravidanza passati a casa, l'organizzazione della mia nuova vita, l'attesa di te, i sogni su di te e il nostro fantasticare su come saresti stata.

"Spero che abbia gli occhi tuoi e la bocca mia" dicevo a tuo padre. E così è stato.


mercoledì 21 marzo 2012

Quando lei dorme

Alle volte mi trovo in un limbo. Nel bel mezzo di due realtà. Quella che mi vede mamma, che mi vede godere di ogni sorriso di mia figlia, che mi disegna una donna felice ed appagata. Soddisfatta della propria vita e fortunata per la possibilità di prendermi una pausa dal mondo lavorativo.

L'altra realtà si materializza nella mia mente quando Delia dorme. 

Delia non vuole assolutamente dormirmi in braccio. Delia non cerca le coccole prima di dormire e anzi, appena sente manifestarsi il primo segno di sonnolenza, diventa irrequieta e nevrotica. Se la prendo in braccio mi graffia, si dimena e si butta all'indietro fin quando non mi arrendo e decido di metterla a letto. Dal suo lettino mi guarda felice e sembra che le sia passato il sonno. Io le metto accanto il pupazzo della nanna, la mia maglietta e chiudo la porta. Lei per cinque minuti si gira e si rigira tenendo stretta la punta del cappello del pupazzo che viene così sbatacchiato contro le sbarre del lettino emettendo il tintinnio continuo del campanello custodito nel suo stomaco. Delia finalmente si gira sul fianco sinistro e abbraccia il pupazzo-campanello fino ad addormentarsi faccia a faccia col suo amico di stoffa.

Perché ho raccontato tutto ciò? 
Perché dovrei essere fiera e vantarmi del fatto che la mia bambina di soli 7 mesi dorme da sola e si addormenta senza battere ciglio. 

Eppure mi manca il nostro contatto. Mi manca il momento di coccole e mi sento di rappresentare per lei solo la persona che le toglie la cacca e la lava, le prepara la pappa, la imbocca, la mette nel box e cerca di farla divertire spesso senza riuscirci (si diverte molto di più a portarsi alla bocca qualsiasi cosa le capiti sotto la mano), la veste, la sveste, le fa il bagnetto, la tortura con il tiracaccole dopo averle infilato quel liquido disgustoso su per il nasino. 
Ogni tanto la porto a spasso è vero, ma lei è troppo piccola per capire l'universo della socializzazione. Vede solo luci e persone, rumori e movimenti. 
Ogni tanto la siedo sulle gambe e ci gioco e la faccio ridere a crepapelle. Ma appena mi viene la pessima idea di mangiarmi di baci le sue guanciotte inizia a lamentarsi e a volersi liberare.

Sì certo, è ancora molto piccola e non dovrei pretendere che possa dimostrarmi il suo affetto. E' troppo presto. E soprattutto, in questo mio micromondo la protagonista non sono io ma è lei. E' lei che deve ricevere il mio amore. E' l'unica cosa che conta. Perché sono la sua mamma e il mio destino è quello di inondarla d'amore.
Però da essere umano con le sue fragilità e con il mio smisurato bisogno di amore, io un pò ci rosico.

Quando lei dorme, io mi ritrovo sola con me stessa. A volte penso a quello che devo fare mentre sto svuotando in fretta e furia la lavastoviglie, salgo sù in camera di corsa a rifare il letto, metto in ordine, tiro fuori dal mio armadio le prime tre cose che si abbinano insieme e corro a farmi una doccia.
Inconsciamente spero sempre che una volta finita la mia vestizione, lei si sia svegliata e sia pronta a rituffarsi nel nostro mondo. Ma spesso sta ancora dormendo ed io mi ritrovo sola con i miei pensieri. 

Penso a ieri, ad oggi, al mio domani. Penso al fatto che di indole non mi sento felice se non esco dalla routine quotidiana. Di indole, ho bisogno di stimoli nuovi, di creare, scrivere, fotografare, cantare, salire su un palco, passeggiare in luoghi sconosciuti.
Penso alle prospettive che mi riserva la vita, guardo dalla finestra e vedo una città che non corrisponde alle mie aspettative, che non si sposa con la mia apertura mentale, con le mie esperienze di vita. Troppo silenzio, tutto così statico, così nella media, costruzioni uguali ed impersonali, ragazzi giovani omologati all'immagine del teen-ager televisivo. Ogni tanto chiudo gli occhi e torno indietro di qualche anno, seduta sulla finestra di un hotel di Manhattan mentre bevo il mio caffè americano, mentre mi godo lo spettacolo del risveglio newyorchese. Il fioraio che svuota il furgoncino pieno di fiori freschi, il negozzietto di vestiti Made in China tira sù la serranda, la gente che passeggia sorseggiando caffè, per iniziare un nuovo giorno lavorativo in una città colma di possibilità. 














Apro gli occhi e Delia non si è ancora svegliata. La guardo dal video-interfono, dorme come un angelo e in casa risuona il silenzio.
Chiudo gli occhi e m'immagino in un'isola lontana con mio marito, in Jamaica, sotto il sole a parlare con un vecchio rasta strafatto. Davanti a noi l'oceano brilla e mi colora la memoria di un turchese vivo.








Ho voglia di vivere, ho bisogno di viaggiare, di conoscere, di riempire il recipiente della mia curiosità. L'idea di rimanere per tutta la vita in questo posto, in questa cittadina che i soli abitanti vecchi e stanchi sono grigi anche nell'anima, mi provoca un senso di nausea.

Davvero Delia crescerà qui? Con tutto il rispetto per gli abitanti di questo Paese, ma davvero mia figlia crescerà in Italia? cerco di immaginarmi la sua vita ma non ci riesco. Perché io ho un vissuto diverso dal suo con  i suoi contro e i suoi pro. Vivere da Italiana all'estero è un'esperienza da analizzare con le pinze perché se da una parte ti apre la mente, dall'altra spesso ti destabilizza nei sentimenti, negli affetti, nei legami. Perché conosci persone che poi un giorno lascerai, perché cresci senza capire quali siano le tue radici. Perché sogni l'Italia come se l'immagina un extracomunitario, e quando passi quei pochi mesi all'anno in Italia ti senti fortunata di vivere all'estero.

Ma per lei sarà tutto naturale. Avrà la mamma, il papà, gli amici di scuola e quelli del quartiere, la scuola, la televisione e i canali per adolescenti, lo scooter (forse), la camera piena di poster e un adesivo attaccato fuori dalla porta con scritto "attenti a Delia".
L'importante è che sia felice. E' una frase banale e scontata ma racchiude in sé una verità assoluta. Puoi vivere a Londra, a Fuerteventura, a Dubai, in Tailandia o alle Mauritius. 
L'importante è l'amore. Se c'è quello, anche la più grigia Granarolo dell'Emilia può trasformarsi in un esotico paradiso terrestre.


(basta crederci.)

sabato 17 marzo 2012

Un gatto scemo.

Ho un gatto. Si chiama Bigghy. E' bello, molto atletico e con un musino che ti frega. Ma è anche un pò stronzetto e alle volte non poco scemo. Ho detto scemo? volevo dire "molto scemo" Come stasera. Stasera sale sul tavolo e si impegna a far cadere a terra tutto ciò che vi ci trova. Ha iniziato con un inserto del manifesto. Si vede che l'odore del petrolio lo inebria. Perché è lì che vi ci infila il muso poi lo spinge con la zampa verso il bordo e poi...sbam... a terra.

Poi però non ha alcunissima intenzione di andarci a giocare. Lo lascia lì. Come mio marito col pigiama.
Si guarda ancora intorno e punta quell'oggetto blu con scritto Labello. Per prima cosa lo posiziona in orizzontale dopo avergli dato un leggero colpo con la zampetta. Poi lo fa rotolare fino all'inevitabile volo in piccata dal tavolo.

Questa volta il mio felinoscemo scende dal tavolo e si diverte a farlo rotolare a terra. Usa le zampe anteriori (ovviamente, sennò dal molto scemo passeremmo al "gatto fenomeno") alternandole ad ogni spinta. Destra, sinistra, destra, sinistra...ogni tanto indietreggia e gli salta addosso facendo sì che il mio balsamo per labbra si perda per sempre negli abissi sotterranei del divano.

Ogni tanto cerco di ricordargli che ha una padrona. Durante il suo attentato al Manifesto ho più volte urlato un silenzioso "ehiiiiiiii", seguito da un "Bigghy basta!!!!ssshhh" (Delia dorme nella stanza accanto) . Ignorata completamente, decido di produrre un rumore che possa spaventarlo e fargli quindi capire, anche con l'inutile ausilio di un mio sguardo fisso e severo, che qualsiasi cosa abbia in mente di fare o stia facendo, NON VA FATTO.

Sbatto i piedi sul divano che in posizione di "chaise longue" emette un boato in grado di catturare finalmente la sua attenzione. Per 5 secondi. Poi ricomincia ad essere scemo. Continua questo suo teatrino per altri cinque minuti durante i quali sparecchia la tavola e fa cadere da altri mobili accessibili alla sua agilità, i seguenti oggetti: l'accedino appoggiato (o caduto) sulla sedia, il pacchetto di fazzoletti steso sulla credenza nel corridoio,  il pupazzetto di gomma di mia figlia che riposa sul tavolino del seggiolone.

(Oh, non appena scrivo o pronuncio "mia figlia" mi vengono i brividi.)

Dopo essersi finalmente stancato, va ad annusare un pò di spazzatura, si bagna le zampine nella ciotola dell'acqua, liberandosi di quella in eccesso agitandole e schizzandola ovunque.
E lì, a quel punto, gioca la carta de "il gatto scemo dell'anno" andando ad infastidire le bustine del tè, ordinate minuziosamente per colore in 3 file, su di un vassoio in stile arte povera a cui tengo particolarmente. Per prima cosa si diverte a scombinarmi le file, e solo dopo aver rovinato il mio lavoro maniacale, ne addenta una, se la mastica fino a far fuoriuscire il te dalla bustina. Non ho ancora avuto il coraggio di lasciargli ingoiare il contenuto di un'intera bustina. Sarà che me lo immagino a saltare come un pazzo con la coda gonfissima in ogni angolo della casa notte natural durando. Che già sentirlo miagolare mentre monta il peluche di Sanbernardo in piena notte non è un'esperienza gradevole.

Quindi niente, alla fine mi tocca appoggiare il portatile sul divano, spingerne indietro la chaise longue e tornare in posizione seduta, alzarmi con tutta l'agilità e la freschezza di una novantenne rattrappita e togliergli la bustina dalla bocca. Raccattare tutti i dispersi dal campo di battaglia e riporli sui vari mobili. Lui scappa via (consapevole di aver fatto tutta una serie di cazzate meritevoli di ammonimento) attraverso la gattarola. Tutto eccitato dalla possibilità di giocare con una padrona irritata, entra ed esce correndo (questa fase la chiamo generalmente "Bigghy sotto effetto coca") una ventina di volte facendo oscillare la gattarola sempre più rumorosamente fino a quando dal video-interfono esce un verso inequivocabile.
Lei. Delia. Mia figlia. Che dorme da un'oretta- e solo da pochi minuti sono riuscita a sedermi sul divano con l'intenzione di un pò di sano cazzeggio - lei, proprio lei....si è ovviamente svegliata.

Ed è a quel punto che gli dedico un incazzatissimo nonché silenzioso "scemo!!!, sei proprio scemo!!".

A volte mi guarda, guarda il video, guarda me, guarda il video, guarda me (questa fase può durare fino a 3 minuti) e sembra capire, o far finta, che si è comportato davvero da scemo. Si dirige quindi sulla sua sedia e dopo una lavatina di routine, è già lì che se la dorme.

Altre volte non resisto, lo prendo in braccio e me lo strapazzo tutto fino a rimbecillirlo e appena riesce a liberarsi, zompa in terrazzo e non torna in casa per almeno mezz'ora. Forse si è offeso. 
D'altra parte è un maschio. E si sa, mai dire ad un uomo che è scemo.


martedì 13 marzo 2012

Tre anni fa scrivevo:



Prove generali da mamma imbranata

Pubblicato il 16 febbraio 2009 

Sono una zia. Una zia felicemente imperfetta. Lei mi adora, lei mi corre incontro e urla il mio nomignolo TATIIIII. Tatì ovvero per esteso "tatie" non è altro che la traduzione francese di "zia". Appena nata, mi è venuto spontaneo presentarmi a lei con questo nome, convinta che il suono fosse più dolce e la connotazione del sostantivo più giovanile! Dalla sua nascita, una notte nebbiosa di Novembre del 2006, la mia vita, quella di mio marito e chiaramente quella dei genitori di questo folletto dagli occhi vispi è stata totalmente sconvolta. Se prima quattro festaioli si dilettavano in cene a base di vino e mcdonalds, uscivano frequentando i peggiori centri sociali di Bologna, si alzavano a mezzogiorno i sabati e le domeniche organizzando all'ultimo momento una qualsiasi gita potesse portarci fuori casa, da quel momento, tutta la nostra vita ha iniziato a ruotare intorno a lei.

Chiaramente, il cambiamento più radicale e sconvolgente l'hanno subito i genitori. Infatti, non vi nascondo che dopo esser stati due settimane in vacanza con loro e la peste, una volta tornati nella nostra casetta etnica e "souleggiante", io e mio marito ci siano polleggiati sul divano e abbiamo tirato un sospiro a pieni polmoni quasi fossimo sollevati dal non essere ancora genitori.

Eppure la cosa ci manca. Ci manca ma ci spaventa allo stesso tempo.

E' per questo motivo che ora che la nostra cucciola di ballerina (eh si, balla, balla tanto e balla bene!!) ha la completa padronanza della lingua italiana fatta eccezione per alcune vocali e sillabe incomprensibili, ora che questa nipotina è indipendente da mamma e papà (così vuol fare sembrare), i due giovanissimi genitori che in due non arrivano nemmeno a 50 anni di età, si sentono pronti ad affidarla a noialtri, consapevoli di renderci felici nel poter far loro il regalo di un pò di intimità e nel poter assaggiare la pietanza del genitore.

Il primo pasto fu consumato una domenica pomeriggio in cui ce la portarono prima dell'ora di pranzo e nostro compito fu quello di farle la pappa, farla mangiare insieme a noi (non prima di essermi preparata psicologicamente a farfalline di pasta spiaccicate in terra e a ditate unte sui cuscini della sedia). Compito più arduo fu quello di farla addormentare per la consueta siesta pomeridiana. Eppure non so con quale strano trucco di magia io e la mia dolce metà portammo a compimento il nostro dovere. Fu una domenica bellissima in cui tornammo bambini e toccammo per la prima volta dopo anni e anni dalla nostra infanzia quella cosa molliccia chiamata pongo dilettandoci in una gara spietata a chi creava l'opera d'arte più apprezzata dal giudice meno imparziale del mondo (vincevo sempre io e sono una vera schiappa).

Passato l'esame della domenica pomeriggio, eccoci arrivati al secondo livello: dal sabato sera fino alla domenica successiva.

Alle 20.30 di ieri sera ci portano il fagotto, ci danno indicazioni sulle creme e cremine per il sederino, sulla pappa da darle, sul latte da scaldarle, il numero di biscotti e via dicendo.

Eccoci, loro sono sulla porta e stanno per uscire e lei guarda noi, guarda loro e scatta il primo pianto.

Inizia tipo una vecchia ford ingolfata...ma-mma...ma-mma....ma-mmaaaaaaaaaaaa e via col concerto e le lacrime e il singhiozzo.

Io sono rimasta pietrificata e non sapendo che pesci pigliare ho iniziato a cantare e a far finta di cadere in modo da unire la componente comica al mio tentativo di deliziarla con una mia canzone stile Titanic..(insomma, uno scempio)... la cosa ha funzionato per qualche minuto ma il pianto libero è ricominciato più acuto che mai.

Per fortuna, il mio caro maritino sembra avere un forte ascendente su di lei e dopo una mezz'oretta siamo riusciti a farla cenare, promettendole mio malgrado di farla mangiare da sola. Ma cosa non sarei pronta ad accettare pur di non vederla piangere chiamando la sua mamma e facendomi sentire un'inutilità umana. Che sarà mai un pò di carne seminata in giro per il soggiorno e una tovaglia diventata un capolavoro di corrente cubista o surrealista....!

Dopo la cena del trio medusa, eccoci nuovamente a giuocare serenamente. Eppure nell'aria c'è qualcosa che non va....

Si vede che hai capito tutto e che sei abbastanza contrariata. Pensi che mamma e papà ti abbiano ingiustamente lasciata qui con noi due che sebbene siamo come dei genitori per te, NON siamo i tuoi genitori. Pensi che dovrai addormentarti senza la mamma, ti guardi attorno e non riconosci la tua casa. Inizi di nuovo a piangere. Io e lo zio ti abbracciamo, ti coccoliamo e riusciamo a tranquillizzarti ma non giochi, sei offesa ed inizi a buttare tutto per terra, iniziano le tue risposte da bambina ribelle e a tutte le nostre proposte tu rispondi con un N-NO! e a quel punto penso che la cosa più giusta, vista l'ora tarda, sia quella di metterti il pigiama e andare su con te a dormire. Per cambiarti ho dovuto mettere a dura prova la mia pazienza mentre ti muovevi e pretendevi che non ti toccassi, ho ricominciato a cantarti delle canzoncine stupide per accompagnare i miei movimenti mentre ti cambiavo il pannolino e ti infilavo il piagiama. Tu lo senti che sono imbranata vero? e lo fai apposta ad aprire i tubetti di crema e a metterteli in bocca cosicché io mi prenda uno spavento ed inizi a panicare. Sai anche che di solito la mamma ti lava i dentini ma che io, trovandomi in una situazione delicata, ti permetto di lavarteli da sola pensando tra me e me che tanto il giorno dopo te li avrebbe ri-lavati qualcuno di più competente. E come hai riso quando mi sono resa conto di averti messo la cremina per il culetto sul viso e viceversa!

E' stata dura portarti su in camera e doverti mentire dicendoti che lo zio avrebbe chiamato la mamma che fra pochi minuti sarebbe venuta ad addormentarti. E mentre il tuo pianto diventava sempre più debole, mentre la stanchezza vinceva sulla tua paura, ti addormentavi fra le mie braccia, nel lettone della zia.

Stamattina si è svegliata alle 7.00. Io non ho chiuso occhio perché ad ogni suo movimento, il mio cuore palpitava, facendomi svegliare di soprassalto e superata la tachicardia, mi assicuravo che la mia nipotina non fosse caduta dal letto o non si fosse scoperta o coperta eccessivamente.

Tutta la notte mi sono presa cura di lei, coprendola quando le braccine e il corpicino erano troppo esposte alla bassa temperatura notturna della stanza, dandole dei teneri baci sulla fronte quando si girava verso di me per cercare un contatto umano e io pregavo affinché non pronunciasse la parola mamma e non si rendesse conto in piena notte che il viso che stava toccando era quello di Tatì e non di sua madre.

Al suo risveglio le ho ripetuto che la mamma sarebbe arrivata a momenti a prenderla ma ormai la paura era passata e l'esame superato. Le ho scaldato il latte, ho giocato con lei e ho chiamato mio fratello per avvertirlo che la bambina era già sveglia ed io avevo esaurito giochi, filastrocche e espedienti vari per tenerla buona ma stava già dando segno di insofferenza e "dispettosività"...

Il papà è venuta a prendersela, l'ha lavata, cambiata e portata via, non prima di averci concesso il nostro ultimo abbraccio stretto stretto e non prima della mia domanda "vuoi venire anche stasera a dormire da Tatì?" e lei "tì".

Quel sì voleva dire chiaramente no, ma già a due anni ha capito che non vale la pena infierire su chi è già di per se consapevole di essere per natura una mamma imbranata. Intanto con questa esperienza ho imparato che per togliere i mocci dal naso con la pompetta, devo prima spruzzarle nelle narici la soluzione fisiologica e preferibilmente dopo averle fatto inclinare la testa all'indietro.....

"tatì, debi mettee gocce nel nato no in bocca!"



__________________
Queste sono mia nipote Vera (5 anni) e mia figlia Delia (7 mesi). Oggi.



Odore di primavera

E' bello poter passeggiare, prendere tua figlia, metterle un giacchetto di lana, una cuffietta e via col passeggino. E' bello quando hai una gelateria vicino casa con tanto di parco giochi (che tua figlia al momento può solo guardare senza capire cosa sia).
E' bello metterle una paio di scarpette da maschio (perché comprare quando puoi ereditare dai cugini?) e doversi fermare a raccoglierle da terra ogni 5 minuti.




E' bello sedersi al tavolino fuori dal chioschetto e bersi un frappè alla fragola perché la fila per i gelati era lunga venticinque metri. E aver male alla pancia subito dopo perché sei "un pò" intollerante al latte. Specie se lo bevi freddo e te ne scoli mezzo litro in cinque secondi.
E' bello vedere tuo marito che è a dieta e non può bere birra, chiedere una coca cola zero o light ma tornare con una bottiglietta d'acqua naturale ed una tristezza sul viso che nemmeno se gli fosse morto il gatto.
E' bello far fare merenda a tua figlia e poi lasciare che si diverta seduta nel suo passeggino. A mangiarsi le scarpe, a darsi i giochi in testa, a far scivolare la mia giacca giù dalla sedia. Mi viene il sospetto che mia figlia abbia gli stessi poteri di Spiderman.
E' bello sentirla mentre fa le prove di canto e passare da dolcissimi urletti di diaframma ad animaleschi urli di gola. Cosa che io e mio marito per riuscire a comunicare dovevamo usare gli sms. 
Cosa che ad un certo punto c'è venuta un'idea geniale. Basta un bloc notes e un pennarello per rendere folle una giornata di primavera...

domenica 11 marzo 2012

Di supposte e futuro lavorativo

Dal titolo uno potrebbe pensare "oddio, è stata licenziata e l'ha presa in quel posto!" 
No, in realtà questi ultimi giorni mi hanno vista impegnata in una sanguinosa guerra fitta di paranoie e attacchi di panico chiamata FEBBRE. La SUA prima febbre. Io poi che l'ultima l'avrò avuta dieci anni fa e non so nemmeno più come si usa un termometro. Figuriamoci se ad averla è la mia bambina. Di sette mesi. Che mi guarda con gli occhi lucidi e le gote rosse e si lamenta e io non capisco e le dico "Delia, ora basta però, stai iniziando ad essere piagnucolosa". E invece FEBBRE.

Ma torniamo indietro come nei migliori film che si rispettino, andiamo di flashback.
E' mercoledì 7 marzo e alle 10,30 ho appuntamento col mio responsabile presso l'azienda per la quale lavoro. Dobbiamo parlare del mio "futuro lavorativo", di quel che ne sarà di me una volta finita questa maternità. So che non sarà facile ma non ho altra scelta. Voglio godermi mia figlia, non voglio lasciarla al nido, non ce la faccio, sono troppo egoista forse, ma preferisco vivere con uno stipendio solo e privarmi di spese futili (e quanto ne soffrirò già lo so) ma poter stare con lei a casa e vederla crescere fino al terzo anno d'età. E' mercoledì e sto per andare in azienda per chiedere un'aspettativa di due anni. E se non me la concedono, l'intenzione è quella di licenziarmi. 
E qui già sento voci che mi esclamano "ma sei scema???? ma coi tempi che corrono? lasci un contratto a tempo indeterminato? ma c'hai pensato bene? non ci sono alternative? sei sicura?"
Credetemi, ho avuto ben 9 mesi di gravidanza + 7 mesi di maternità per pensarci e la mia decisione, anzi, la NOSTRA decisione è irremovibile. Che poi il fatto che LUI si sia proposto in primis di farmi stare a casa all'inizio mi puzzava lo ammetto. Della serie "ma che mi vuoi trasformare nella donna Calabrese tutta casa e chiesa?". No, scherzo. Sapevo ovviamente che il suo gesto è scaturito dalla sua felicità nel vedermi così serena (donna serena, donna meno rompiballe). Un tempo arrivava a casa o mi vedeva tornare a casa sempre incazzata o depressa o scoglionata. Questo non va, quest'altro nemmeno, voglio fuggire, che palle il mio lavoro, mi sento in gabbia, è una tortura, sono infelice, ammazzatemi vi prego. 
Ora lui torna a casa e io gli vado incontro scodinzolando. Non lo dico in senso figurato eh, ma faccio proprio finta di scodinzolare. Cosa che se mi vedesse un assistente sociale, si porterebbe via Delia correndo. (Memo: ricordarmi di perdere questa ridicolissima abitudine entro un annetto, prima che lei stessa inizi ad accogliere la gente in quel modo).

E' Mercoledì ed entriamo in azienda. Delia si guarda attorno, regala mezzi sorrisi indecisi ai volti che le stanno intorno e che la guardano insistentemente come se stessero aspettando un suo gesto, una sua parola, un suo urlo. E tutto ciò lei lo vorrebbe realizzare ma stamattina si è svegliata un pò più stanca del solito. Non faccio caso ai suoi occhietti lucidi e procedo con la visita alle mie ex-colleghe. Salgo nell'ufficio del mio responsabile e con lei sulle mie ginocchia le faccio la mia proposta. Parliamo, ci salutiamo e scappo perché fra mezz'ora devo dare la pappa a Delia.
Poiché la sera prima mi ha simpaticamente vomitato il mio passato di verdura fatto in giornata, decido di darle un pò di brodo con pochi cucchiai di verdura passata. Appena accenna un gesto di sazietà, decido di non insistere. Ma un pò di frutta Delia? che dici di qualche cucchiaino di frutta amore? Alle fine hai mangiato solo mezza porzione di pappa....
Manco a dirlo, dopo il terzo cucchiaino mi ha vomitato mezzo pranzo. Accidenti ma questo passato di verdura dev'essere davvero pesante...chissà, forse c'ho messo troppo sedano, troppi fagiolini, non è molto invitante il sapore effettivamente...

La metto a letto per il suo pisolino pomeridiano. Io aggiornerò il mio blog o mi svagherò in altro modo. Dieci minuti dopo è di nuovo sveglia e si lamenta nel lettino. La tiro sù, la cambio, la vesto e decido di anticipare il nostro secondo appuntamento della giornata: IKEA. Ho l'intenzione di comprare il famoso sacco nanna 6-18 mesi perché ormai quello 0-6 è da conservare per una prossima nascita. In macchina continuano le sue lamentele e le ignoro a suon di musica, convinta che Amy Winehouse  saprà tranquillizzarla. Arriviamo all'Ikea e fa un caldo pazzesco sia fuori (17 gradi) che dentro (380). Svesto Delia e noto le sue guance rossissime...la rendono così bella e ancor più simile a Heidi che non faccio caso alla sua fronte calda, mi sorride e mi dico che va tutto bene.


Lei non cessa la sua lamentela...sembra una specie di lagna-mantra che non sembra finire. Nemmeno quando le invento le scenette con l'orsacchiotto Fabler Bjorn. Lei sorride ma poi riparte con la cantilena. Siamo alle casse, mi sbrigo perché finalmente l'istinto di mamma ha deciso di farmi visita e mi dice che qualcosa non va. Usciamo dall'Ikea, entriamo in macchina e finalmente, colpo di genio, le tocco la fronte. FUOCO. Inizio ad agitarmi, siamo a 30 km di distanza, mi viene in mente l'episodio di vomito della sera prima, gli occhietti stanchi in azienda, il momento della pappa a pranzo, le sue gote rosse e i suoi occhi lucidissimi...non sta bene, cazzo, non sta bene!!! Corro come una pazza, 30 km in dieci minuti, intanto le tocco la fronte con la mia mano gelata (ho le mani gelate anche in pieno agosto) e lei si addormenta ma continua a lamentarsi nel sonno. Arrivo a casa, la prendo senza nemmeno portarla nel passeggino. Salgo in casa, l'appoggio sul fasciatoio, prendo il termometro e glielo infilo nel sederino. Iniziano ad apparire i numeri e si inizia da nientepopodimenoché 37,5....supera i 38 e io mi sento mancare, arriva a 39 e io vedo sfuocato, arriva a 39,6 e io piango. Lei mi vede piangere e capisce che qualcosa non torna e le si disegna in faccia una smorfia da "inizio a piangere di brutto se non la smetti". Io smetto di colpo e parlo con me stessa come fanno i pazzi, ripetendo ce la farai ce la farai ce la farai. Riferito al fatto di gestire una situazione che in quel momento sembra equiparabile all'innesco di una bomba nucleare.
Tachipirina. Dovrei avere da qualche parte le gocce di tachipirina. Le mie mani tremano, me le vedo tremare e sono consapevole di quanto io mi stia dimostrando ridicola. Io consapevole della mia reazione esagerata, non riesco  controllare quest'emozione distruttiva.
Leggo il foglietto, non ci capisco un cazzo, tutto troppo piccolo, non si trovano le..Aspetta, ok, indicazioni. Prendo un biberon, metto 50 grammi di acqua e vi diluisco 40 gocce. Dicono che le gocce facciano schifo, magari diluendole, il gusto non sarà un problema.
Come no. Non solo dopo il primo sorso rifiuta drasticamente il biberon, non solo mi scansa il bicchierino con la mano quando tento di raggirarla, ma al terzo tentativo abbozza un conato e mi arrendo. Chiamo mio marito, gli spiego piangendo il dramma che sto vivendo, lui capisce il mio livello di panico e mi raggiunge per accompagnarci al pronto soccorso pediatrico.

Flashback: Sono a Forlì, ho vent'anni ed è sabato. le mie coinquiline sono tornate a casa dai genitori, io i genitori li ho a 2000 km quindi non mi rimane che fare amicizia con i muri della mia camera. Ho freddo ma fuori ci sono 20 gradi, cerco un termometro in fondo al cesto dei medicinali scaduti nel 1990, mi misuro la febbre: 39. Mi metto a letto dopo una bella sigaretta e una camomilla. Mi risveglio 24 ore dopo, guarita. Nella mia "gioventù" me la sono sempre cavata da sola, non sono mai entrata in panico, ho organizzato ed affrontato 5 traslochi pesanti da sola, ho trattato i miei malesseri come i nemici, ignorandoli. Ho conosciuto la solitudine e me ne sono innamorata per quel lato masochista che il genere umano si porta dietro dalla nascita, sai da quando a pochi mesi ti dai i giochini in testa e ti piace  perché ti senti "vivo".  Ho amato la solitudine perché diciamoci la verità, prendersi cura di sé stessi non comporta alcun rischio.


E' Mercoledì, sono le 17,30 e ho davanti a me il corpicino di mia figlia bollente, lei è stanca ma non riesce a dormire, sperimenta la febbre per la prima volta e ne è sopraffatta.
Al pronto soccorso ci dicono che è una banale influenza, l'infermiera al momento della registrazione mi dice che è importante misurare la febbre appena succede qualcosa di strano ai nostri figli. Vedi il vomito di ieri. E di oggi. Mi sento una merda. Mi è andata bene, aggiunge, così piccola la bambina poteva andare incontro a convulsioni. Mi sento una merda enorme.
La soluzione alle gocce è ovviamente la supposta.

Il resto della disavventura mi vede più sicura di me. Le istruzioni da seguire sono semplici, penso di potercela fare. Farla dormire con noi per controllarla durante la notte, metterle una supposta se la temperatura sale al di sopra dei 38 gradi. Farla mangiare poco ma farla bere tanto. Ho passato l'intera notte abbracciata a lei, l'ho accarezzata, coccolata, l'ho aiutata a guarire e in due giorni ha debellato il virus. Senza antibiotico.

Adesso posso finalmente godermi gli acquisti fatti all'Ikea.


E lei può finalmente godere della compagnia preziosa (per la sottoscritta) dell'omino del cambio, lo stesso Fabler Bjorn che cercava di distrarla durante la febbricitante corsa verso le casse dell'Ikea.
Tutti i bimbi dovrebbero possedere un orsacchiotto del cambio, magari dategli anche un nome, io aspetto che lei sappia parlare. perché sono pigra. Vi eviterà di dover impazzire quando nel tentare di chiuderle il pannolino, lui/lei si girerà sul fianco per acchiappare le salviettine.



lunedì 5 marzo 2012

Lei sa già quello che vuole

Lei vuole ridere, cerca le attenzioni della gente e pretende che tutti capiscano il suo linguaggio fatto di strani gorgheggi e urletti pieni di entusiasmo.





Vuole la musica, ascoltarla, imitarla e far finta di suonarla.


Vuole il bagnetto, non tanto per il contatto con l'acqua calda e morbida, ma per le coccole e l'abbraccio di un asciugamano profumato che la protegga dal freddo. Si sente cullata nel suo imbacuccamento e al contempo si agita giocosa al solo pensiero di essersi liberata da abiti che appesantiscono il suo piccolo corpo perfetto.


Lei vuole il suo spazio per pensare e giocare per conto suo. Vuole il suo momento di smarrimento negli abissi dei suoi pensieri così innocenti da non poter essere immaginati. Vuole abbandonarsi a morfeo nelle braccia del suo lettino per poter onorare il suo rito del "mi addormento da sola". Vuole capire il dolore quando quest'ultimo viene a trovarla sottoforma di dentini e piaghette nelle parti basse. E mentre cerca di combatterlo a mò di morsi, lascia che il suo sguardo rapisca il mio obiettivo...


Vuole prendere un aereo (il secondo in 7 mesi!) per andare a trovare un suo amichetto partenopeo e per regalargli un assaggio della possessività femminile. Prevenire è meglio che curare. Tutti i ciucci del mondo sono suoi. Sapevatelo.



Vuole il suo papà, lo ama, lo cerca con gli occhi e segue ogni suo movimento. Lei ama la gente, ma suo padre è l'Amore.


Vuole sedersi, ma le è ancora impossibile farlo senza un supporto. E' che è pigra e spera sempre che gli altri le facilitino i compiti più duri. Il biberon al posto della tetta perché arriva più latte, la posizione supina perché non reca fatica. Ma da buona curiosona d'hoc, non può rinunciare a scoprire il mondo da una prospettiva più alta. E così, soddisfatta, si fa sorreggere dalle mie mani...



Vuole me. La sua mamma. lei ancora non lo sa ma io lo leggo nelle sue espressioni. In simbiosi da quando era un piccolo puntino nel mio utero. Io e lei inseparabili, vagabonde, con la voglia di vivere al massimo tutto ciò che ci si presenta sotto forma di occasione. Occasione di viaggiare, di ritrovare i bisnonni, di fare una full-immersion di shopping con tanto di pause pappa e merenda in un barretto intimo. Io e lei. Lei e io. Lei, mia figlia ma anche il riflesso della mia beatitudine. Io, sua madre ma anche  il suo stimolo maggiore attraverso il quale potrà vedere la parte migliore della vita. (che per quella peggiore, c'è sempre tempo).



Vabbè dai mamma ora basta con questo blog. Io sono pronta per uscire!!


giovedì 12 gennaio 2012

fra biscotti e palestrine...5 mesi di amore.

Delia ha cinque mesi e qualcosa. E' sorridente, socievole, simpatica, vivace, furba e coccolona. Se all'inizio è stata un'esperienza durissima, man mano che lei si abituava a stare al mondo, tutto è diventato più semplice e a dir poco meraviglioso. La mia grandissima fortuna è stata quella di ritrovarmi una bambina che a 1 mese e mezzo ZAC, ha deciso di dormire tutta la notte. Fino al terzo mese tirava dalle 21,30 alle 6,00 della mattina, famelica ed in cerca della tetta. Allo scattare del terzo mese, in concomitanza con l'addio (moralmente doloroso) del latte materno, è riuscita a tirare fino alle 8,30/9,00 grazie al latte artificiale della sera prima.
E già questa benedizione divina del poter dormire di notte ha trasformato la mia maternità in qualcosa di magico.
Delia è cresciuta in un ambiente famigliare molto tranquillo e allegro. A soli 2 mesi e mezzo ha affrontato un viaggio aereo di 4 ore senza fare una piega. Si è ritrovata al mare e ad indossare vestitini estivi a Novembre rinforzando non poco le sue difese immunitarie. Ama sentirmi cantare, ed è l'unico modo per ipnotizzarla durante il cambio, altrimenti per via della sua iperattività che scarica nelle gambine in continuo movimento, mi sarebbe impossibile metterle un pannolino. Ama la palestrina ma si annoia in fretta. Non l'ho abituata a stare molto in braccio e per fortuna mi lascia il tempo di occuparmi delle mie cose, di cucinare, lavarmi e fare i biscotti per sentirmi più mamma. Non lo so, è che da quando c'è lei, amo ancora di più la mia cucina. Non conosco ancora la connessione psicologica, lo scopriremo col tempo! Quando la palestrina inizia a starle stretta, dopo vari suoi tentativi di mangiarsi il tappetino e le gambe di plastica della suddetta palestrina, capisco che forse ha voglia di coccole. Me la metto contro il mio petto in posizione orizzontale, col ciuccetto, e lei allunga il braccino libero per toccarmi la faccia. Vedi anche strapparmi le labbra e graffiarmi i nei. Per fortuna tale posizione soporifera la stende dopo 10 secondi. I suoi sonnellini diurni durano un massimo di mezz'ora, giusto il tempo per ricaricare le sue pile. Appena si sveglia la metto seduta nel seggiolone e mi osserva nelle mie gesta quotidiane. Il suo momento migliore risulta essere l'ora della frutta che mangia con gusto da un mesetto. La pediatra mi aveva indicato sul foglio "mezzo frutto al giorno". Lei se ne pappa uno intero e il cucchiaino di gomma è diventato il suo miglior amico.
Ormai siamo quasi pronti per la pappa, ancora una ventina di giorni e si comincia con questa famoso svezzamento. Parlare di svezzamento un pò mi spaventa, mi fa capire quanto veloce siano  scivolati via questi mesi, mi fa realizzare che Delia non è più una neonata e per poco ancora sarà definibile "lattante". Ma è proprio ora che me la godo maggiormente. E' una cura, uno scopo, un viaggio senza ritorno verso la felicità. Penso spesso che ora che ho lei nella mia vita non sento il bisogno di aver nient'altro. Il mio ego, in passato molto presente, è stato annientato tanto da non vedermi più in quanto individuo, ma piuttosto come un tutt'uno con lei, con i suoi occhi, la sua bocca, l'odore dei suoi capelli (molti e lunghi!). Con le sue espressioni buffe, i suoi urletti di felicità, i versetti che usa per comunicare e che riesce a differenziare in base ai suoi sentimenti. ha già una spiccatissima dote comunicativa, non puoi non capire cosa le sta passando in mente! E soprattutto...i suoi sorrisi. Sorrisi che sciolgono iceberg di depressione su qualsiasi volto abbia la fortuna di incontrarli. I sorrisi che mi regala ad ogni momento, addirittura dopo il tanto odiato lavaggio nasale. Io lì che le spruzzo quantità industriali di soluzione fisiologica nelle sue piccole narici, lei che con lo sguardo spaventato cerca di non soffocare mentre muove le braccine a mò di tartaruga caduta sul dorso e io che, finita la tortura, la guardo, le dico BRAVA con un sorriso a 32 denti che lei ricambia dimenticando la disavventura all'istante.
Non penso di aver mai lontanamente immaginato quanto sia inspiegabilmente profondo questo sentimento che lega una madre ai propri figli. E' come se il dolore del parto (anche quello inspiegabile a parole) dovesse essere bilanciato con qualcosa di bello. E questo qualcosa di bello supera di gran lunga quel misero dolore che vedete ormai come un piccolo granello in mezzo ad una distesa di sabbia chiamata maternità, dove tutti gli altri granelli brillano di un amore così intenso e puro, da non desiderare altro che rotolarcisi e perdersi nel loro bagliore fino all'ultimo respiro.
Ti amo amore mio. Ho sempre odiato l'espressione "ti amo" detta fuori da un contesto di coppia, ma non trovo nessun'altra espressione più idonea a descrivere il sentimento che ogni giorno cresce in me, insieme a te.




search

Flickr

LinkWithin

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...