mercoledì 21 marzo 2012

Quando lei dorme

Alle volte mi trovo in un limbo. Nel bel mezzo di due realtà. Quella che mi vede mamma, che mi vede godere di ogni sorriso di mia figlia, che mi disegna una donna felice ed appagata. Soddisfatta della propria vita e fortunata per la possibilità di prendermi una pausa dal mondo lavorativo.

L'altra realtà si materializza nella mia mente quando Delia dorme. 

Delia non vuole assolutamente dormirmi in braccio. Delia non cerca le coccole prima di dormire e anzi, appena sente manifestarsi il primo segno di sonnolenza, diventa irrequieta e nevrotica. Se la prendo in braccio mi graffia, si dimena e si butta all'indietro fin quando non mi arrendo e decido di metterla a letto. Dal suo lettino mi guarda felice e sembra che le sia passato il sonno. Io le metto accanto il pupazzo della nanna, la mia maglietta e chiudo la porta. Lei per cinque minuti si gira e si rigira tenendo stretta la punta del cappello del pupazzo che viene così sbatacchiato contro le sbarre del lettino emettendo il tintinnio continuo del campanello custodito nel suo stomaco. Delia finalmente si gira sul fianco sinistro e abbraccia il pupazzo-campanello fino ad addormentarsi faccia a faccia col suo amico di stoffa.

Perché ho raccontato tutto ciò? 
Perché dovrei essere fiera e vantarmi del fatto che la mia bambina di soli 7 mesi dorme da sola e si addormenta senza battere ciglio. 

Eppure mi manca il nostro contatto. Mi manca il momento di coccole e mi sento di rappresentare per lei solo la persona che le toglie la cacca e la lava, le prepara la pappa, la imbocca, la mette nel box e cerca di farla divertire spesso senza riuscirci (si diverte molto di più a portarsi alla bocca qualsiasi cosa le capiti sotto la mano), la veste, la sveste, le fa il bagnetto, la tortura con il tiracaccole dopo averle infilato quel liquido disgustoso su per il nasino. 
Ogni tanto la porto a spasso è vero, ma lei è troppo piccola per capire l'universo della socializzazione. Vede solo luci e persone, rumori e movimenti. 
Ogni tanto la siedo sulle gambe e ci gioco e la faccio ridere a crepapelle. Ma appena mi viene la pessima idea di mangiarmi di baci le sue guanciotte inizia a lamentarsi e a volersi liberare.

Sì certo, è ancora molto piccola e non dovrei pretendere che possa dimostrarmi il suo affetto. E' troppo presto. E soprattutto, in questo mio micromondo la protagonista non sono io ma è lei. E' lei che deve ricevere il mio amore. E' l'unica cosa che conta. Perché sono la sua mamma e il mio destino è quello di inondarla d'amore.
Però da essere umano con le sue fragilità e con il mio smisurato bisogno di amore, io un pò ci rosico.

Quando lei dorme, io mi ritrovo sola con me stessa. A volte penso a quello che devo fare mentre sto svuotando in fretta e furia la lavastoviglie, salgo sù in camera di corsa a rifare il letto, metto in ordine, tiro fuori dal mio armadio le prime tre cose che si abbinano insieme e corro a farmi una doccia.
Inconsciamente spero sempre che una volta finita la mia vestizione, lei si sia svegliata e sia pronta a rituffarsi nel nostro mondo. Ma spesso sta ancora dormendo ed io mi ritrovo sola con i miei pensieri. 

Penso a ieri, ad oggi, al mio domani. Penso al fatto che di indole non mi sento felice se non esco dalla routine quotidiana. Di indole, ho bisogno di stimoli nuovi, di creare, scrivere, fotografare, cantare, salire su un palco, passeggiare in luoghi sconosciuti.
Penso alle prospettive che mi riserva la vita, guardo dalla finestra e vedo una città che non corrisponde alle mie aspettative, che non si sposa con la mia apertura mentale, con le mie esperienze di vita. Troppo silenzio, tutto così statico, così nella media, costruzioni uguali ed impersonali, ragazzi giovani omologati all'immagine del teen-ager televisivo. Ogni tanto chiudo gli occhi e torno indietro di qualche anno, seduta sulla finestra di un hotel di Manhattan mentre bevo il mio caffè americano, mentre mi godo lo spettacolo del risveglio newyorchese. Il fioraio che svuota il furgoncino pieno di fiori freschi, il negozzietto di vestiti Made in China tira sù la serranda, la gente che passeggia sorseggiando caffè, per iniziare un nuovo giorno lavorativo in una città colma di possibilità. 














Apro gli occhi e Delia non si è ancora svegliata. La guardo dal video-interfono, dorme come un angelo e in casa risuona il silenzio.
Chiudo gli occhi e m'immagino in un'isola lontana con mio marito, in Jamaica, sotto il sole a parlare con un vecchio rasta strafatto. Davanti a noi l'oceano brilla e mi colora la memoria di un turchese vivo.








Ho voglia di vivere, ho bisogno di viaggiare, di conoscere, di riempire il recipiente della mia curiosità. L'idea di rimanere per tutta la vita in questo posto, in questa cittadina che i soli abitanti vecchi e stanchi sono grigi anche nell'anima, mi provoca un senso di nausea.

Davvero Delia crescerà qui? Con tutto il rispetto per gli abitanti di questo Paese, ma davvero mia figlia crescerà in Italia? cerco di immaginarmi la sua vita ma non ci riesco. Perché io ho un vissuto diverso dal suo con  i suoi contro e i suoi pro. Vivere da Italiana all'estero è un'esperienza da analizzare con le pinze perché se da una parte ti apre la mente, dall'altra spesso ti destabilizza nei sentimenti, negli affetti, nei legami. Perché conosci persone che poi un giorno lascerai, perché cresci senza capire quali siano le tue radici. Perché sogni l'Italia come se l'immagina un extracomunitario, e quando passi quei pochi mesi all'anno in Italia ti senti fortunata di vivere all'estero.

Ma per lei sarà tutto naturale. Avrà la mamma, il papà, gli amici di scuola e quelli del quartiere, la scuola, la televisione e i canali per adolescenti, lo scooter (forse), la camera piena di poster e un adesivo attaccato fuori dalla porta con scritto "attenti a Delia".
L'importante è che sia felice. E' una frase banale e scontata ma racchiude in sé una verità assoluta. Puoi vivere a Londra, a Fuerteventura, a Dubai, in Tailandia o alle Mauritius. 
L'importante è l'amore. Se c'è quello, anche la più grigia Granarolo dell'Emilia può trasformarsi in un esotico paradiso terrestre.


(basta crederci.)

1 commento:

Unknown ha detto...

sapessi come ti capisco...

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