giovedì 2 giugno 2011

QUESTA NON è UNA MIA VIRTU'

Di solito quando desidero una cosa, la voglio subito. La concezione del tempo che passa e che mi divide dall'oggetto del mio desiderio non è elemento accettabile per la mia natura  istintiva e passionale. Vi lascio immaginare quanto sia stata dura arrivare alla realizzazione del mio sogno di maternità dopo tre anni. E' stata faticosa sia per me che per la nostra coppia, ma è anche stato un motivo di consolidamento del nostro sentimento. E' risaputo, infatti, che molte coppie, di fronte a questo tipo di problemi, mollano il colpo, entrano in crisi personali e mistiche, chiedendosi se era davvero il loro destino quello di conoscersi e sposarsi e di voler costruire qualcosa che alla fine non potrà esistere....

E' difficile poter dire con certezza di aver trovato la propria anima gemella, i dubbi sono sempre dietro l'angolo, in agguato, non aspettano altro che poterti assalire e rovinarti la vita.
Ma io e lui ne eravamo certi e questa certezza tuttora ci regala i brividi al solo scambio di sguardi: siamo fatti l'uno per l'altra. 
Ciononostante, è stata non poco complicata la mia convivenza con lei, la pazienza. Una convivenza forzata non è mai piacevole, ma poco a poco ti ci abitui e ciò che ti recava fastidio, dolore e irritabilità, si trasforma in rassegnazione.

Quel test positivo mi ha addolcita nei confronti della tanto odiata convivente e anzi, ad un certo punto ho quasi pensato che mi avesse aiutata a crescere e migliorare e che in un modo assai masochistico mi avesse portato a gioire ancor di più di quel momento magico. Ho iniziato ad accettare la sua presenza nella mia vita, così come si accetta un genitore con il quale non si va quasi mai d'accordo, che non sembra capirti e che il più delle volte vorresti vedere il meno possibile. Ma nessuno sceglie i propri genitori e lei, la pazienza, è stata come una seconda madre indesiderata. Una matrigna.

Fino a qualche mese fà, questa entità sembrava essersi fatta da parte, la nostra convivenza sembrava non avere nessun rilievo nella mia vita. Tutto precedeva nel migliore dei modi, nei tempi giusti, e con la scorrevolezza naturale di un ruscello d'acqua dolce.

Una sera però, ha ribussato alla mia porta diecendomi: "purtroppo mi sa che hai ancora bisogno di me".
Io stavo tentando di sgonfiare le mie zampogne, alle prese con la mia quinta doccia giornaliera, accaldata ed in esplosione ormonale. 

DUE mesi. Devo resistere ancora due (f o t t u t i s s i m i) mesi.

Ha tentato di farmi qualcosa di simile ad una predica (credendo di farmi del bene) chiedendomi come mai io avessi già fatto tutto, se non troppo, con largo, larghissimo anticipo. La cameretta, i vestitini, la culla, la valigia della bambina per l'ospedale.....
Io l'ho interrotta sul nascere del litigio replicando che sono adulta e libera di essere me stessa: IMPAZIENTE.

Stava per abbandonare la discussione dopo aver alzato le spalle quando le ho detto con tono pacato e forzatamente pacifico: 

"ad ogni modo, non ho fatto proprio tutto".
e lei: - "ah no???"
e io: "no. mancano le mie camicie da notte e la mia vestaglia."
e lei: "brava! così se per qualsiasi piccolo problema dovessi aver bisogno di andare in ospedale, ti mancheranno le uniche cose indispensabili!"

Non le ho nemmeno risposto. Ho lasciato la stanza sussurrando un silenziosissimo:


ma-va-ffa-ncu-lo-va.


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